VIAGGI / JOURNEYS: A collaborative project with: A+B Gallery, Matèria, Pinksummer, z2o Sara Zanin, Organised and hosted by Alma Pearl, London
The relationship between exploration and enquiry or, more simply, between walking and reflection, has a lineage that dates back to the school of philosophy founded by Aristotle in ancient Greece, whose teachings were rooted in empirical observation and knowledge drawn from experience. [...] While it is said that the Aristotelian school was named after the peripatoi (colonnades) of the Lyceum, it is also claimed that it was because of Aristotle’s habit of walking while lecturing. This school, therefore, made an explicit connection between thinking and walking [...].–Tanya Barson, The Peripatetic School, 2011
There is of course the relational aspect of this project to consider, an idea of a support structure spreading its wings far and wide but also looking backwards as well as forwards. ‘Viaggi’–and its English translation, ‘journeys’–is a lulling back and forth between two very different sounds. The first thrives on the vocals yet doubles on the ‘g’ lingering like footsteps echoing in old piazzas. Journeys feel more like a stream, or a calming flow of thoughts and experiences, more internal than external. Such is at times the experience of the traveller, alone or in a group–yet always transformed by the encounter with the other.
The metaphor of the lone walker is integral to the drawings of Cesar Viel. His series Alberi (Trees) stems from walking through places, through woods—in some way, it originates from a performative practice. It began in 2020–21, in relation to the Covid pandemic and to the sense of confinement, which gave rise to the importance of reestablishing a connection with the wild.
Rewind back: the walkers in Sunil Gupta’s London 1982 series move and exist together within
a shared urban environment yet marked by individual differences. The artist’s diasporic experience of multiple cultures here informs a practice dedicated to themes of race, migration, and queer identity, with his camera capturing individuals inhabiting the public space. Initially developed to focus on an exclusively gay subject, Gupta soon realised that the streets of London were “mixed and harder to navigate, as they were less defined than the ones in New York. [...] I started concentrating on whatever caught my eye—migrants, people of colour, gay men, elderly people out and about on their own.”
For others, the journey takes a more formal turn: a deep dive into abstraction for example in the work of Markus Saile, based on a “deconstruction of the material’s expressive potential”; a circular one for Marta Mancini, where she develops a dialectical relationship with earlier works, revising their structure and palette. Add to this, a back-and-forth between real and painted worlds for Michele Tocca and Francisca Valador. This is a fitting point to end our peripatetic travels, I feel—with Tocca’s depiction of old, worn shoes. While figures are notably absent from Tocca’s paintings, the human presence is felt and imagined through what remains. We can only begin to wonder about the paths that have been walked on, perhaps still bearing the faint traces of footprints left behind.
Text written by Celeste Baracchi.
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"Il legame tra esplorazione e ricerca o, più semplicemente, tra cammino e riflessione, ha origini antiche che risalgono alla scuola di filosofia fondata da Aristotele nell’antica Grecia, i cui insegnamenti erano radicati nell’osservazione empirica e nella conoscenza derivata dall’esperienza. [...] Si dice che la scuola aristotelica prenda il nome dai peripatoi (i colonnati) del Liceo, ma si racconta anche che il nome derivi dall’abitudine di Aristotele di camminare mentre teneva lezione. Questa scuola, dunque, stabiliva un legame esplicito tra il pensiero e il camminare [...].
– Tanya Barson, The Peripatetic School, 2011
Alma Pearl è lieta di ospitare Viaggi / Journeys, una mostra collettiva a Londra in collaborazione con le gallerie italiane: A+B Gallery (Brescia), Matèria (Roma), Pinksummer (Genova) e z2o Sara Zanin (Roma). Vi è un elemento di casualità nella costruzione di questa mostra: ogni galleria ha scelto autonomamente le opere da includere, senza sapere se ci fosse davvero un terreno comune capace di unirle. Ciononostante, desideravamo realizzare qualcosa in forma corale – e, così facendo, abbiamo scoperto risonanze inaspettate. Mentre scrivo questo testo, penso a questo processo come a un viaggio – di opere, di persone, di reti sviluppatesi nel tempo e che all’improvviso si incontrano. Il movimento, che sia oggettivo o metaforico, appare come un aspetto essenziale di questa esperienza. C’è, naturalmente, anche un aspetto relazionale da considerare: l’idea di una struttura di supporto che si estende in più direzioni, guardando sia al passato che al futuro. Viaggi – e la sua traduzione inglese journeys – è un ondeggiare tra due sonorità molto diverse. Il primo vive nelle vocali e raddoppia sulla “g”, che indugia come passi che riecheggiano in vecchie piazze. Journeys evoca piuttosto un fluire, una corrente calma di pensieri ed esperienze, più interiore che esteriore. Così è, a volte, l’esperienza del viaggiatore: da solo o in gruppo – ma sempre trasformato dall’incontro con l’altro.
La metafora del camminatore solitario è centrale nei disegni di Cesare Viel. La sua serie Alberi nasce dal camminare attraverso luoghi, boschi – in un certo senso, da una pratica performativa. Iniziata nel 2020–21, è legata anche alla pandemia di Covid, alla sensazione di confinamento e alla necessità di ristabilire un legame con il selvatico. Torniamo indietro: i camminatori nella serie London 1982 di Sunil Gupta si muovono e coesistono in uno spazio urbano condiviso, ma segnato da differenze individuali.
L’esperienza diasporica dell’artista, vissuta tra più culture, informa una pratica focalizzata su temi come razza, migrazione e identità queer, con la sua macchina fotografica che cattura individui nello spazio pubblico. Inizialmente pensata per concentrarsi su soggetti esclusivamente gay, Gupta si rese presto conto che le strade di Londra erano “miste e più difficili da leggere, meno definite rispetto a quelle di New York. [...] Così cominciai a concentrarmi su ciò che catturava il mio sguardo – migranti, persone di colore, uomini gay, anziani che passeggiavano da soli.”
Ci sono viaggi che erano destinati ad accadere ma non hanno potuto svolgersi. Luca De Leva, impossibilitato a partecipare a causa del passaporto scaduto, trasforma la sua assenza in un gesto concettuale, esponendo formalmente i suoi documenti di viaggio, elemento chiave della sua Thyself Agency, un’installazione pensata come agenzia in cui le persone sono invitate a scambiarsi le vite. Altrove, il viaggio si volge all’interno – diventando veicolo di introspezione, memorie d’infanzia, mito e sogno. Lo ritroviamo in Il sogno della quattro di mattina di Claudia Di Francesco, una meditazione onirica sull’alba; nelle evocazioni di creature mitologiche di Marta Roberti e nella ripetizione continua del proprio autoritratto, alla ricerca dell’adiacente possibile, nelle opere di Nazzarena Poli Maramotti. Ayla Dmyterko, ucraina di terza generazione cresciuta nella comunità diasporica di Saskatchewan, Canada, esplora spesso il suo retaggio come comunità dislocata ma ora radicata. In Halcyon High, l’artista evoca folklore vernacolare e saperi tramandati. In Twisted Goops, il duo Invernomuto attinge ai ricordi d'infanzia a Vernasca in Emilia Romagna. L'opera evoca i giocattoli regalati ai bambini negli anni '80, in particolare in occasione della festa di Santa Lucia, celebrata il 13 dicembre, una ricorrenza che unisce tradizioni religiose e popolari. Per altri ancora, il viaggio prende una piega più formale: un’immersione nell’astrazione per Markus Saile, basata sulla "decostruzione del potenziale espressivo della materia".
Un percorso circolare per Marta Mancini, che sviluppa un rapporto dialettico con opere precedenti, rivedendone struttura e colore. A questo si aggiunge l’andare e il venire tra mondo reale e pittorico per Michele Tocca e Francisca Valador. Un punto adatto, sento, per concludere i nostri viaggi peripatetici – con le scarpe vecchie e consumate dipinte da Tocca. Nei suoi quadri le figure sono assenti, ma la presenza umana si percepisce, si immagina attraverso ciò che rimane. Possiamo solo iniziare a domandarci quali percorsi siano stati attraversati, forse ancora con le tracce sbiadite di qualche impronta lasciata indietro.
Testo di Celeste Baracchi. Traduzione di Niccolò Fano
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Installation view, Viaggi / Journeys, Alma Pearl, London, 2025 -
Michele Tocca, The dirty shoes remain, 2024, oil on linen, cm 20 x 40 -
Installation view, Viaggi / Journeys, Alma Pearl, London, 2025 -
Installation views, Viaggi / Journeys, Alma Pearl, London, 2025 -
Michele Tocca, Little loo, 2025, oil on linen, cm 19 x 17 -
Installation views, Viaggi / Journeys, Alma Pearl, London, 2025 -
Marta Roberti, Self-portrait as an Etruscan Sphinx with a Blue Wing, 2025, handmade carbon paper drawing with oil pastel on Taiwanese Mulberry paper, cm 140 x 180

